Nel 2014 la Guinea è salita agli onori della cronaca per la diffusione del
virus Ebola, una febbre emorragica, che colpisce il sistema nervoso e per cui non esiste vaccino. A partire dall’ottobre 2014, per tre mesi, il Paese ha registrato centinaia di nuovi casi ogni settimana e il virus ha cominciato a diffondersi dalle zone rurali alle città, capitale compresa, dove la concentrazione di abitanti è molto elevata. L’epidemia ha duramente colpito il Paese, costringendo l’allora presidente Alpha Conde a dichiarare l’
emergenza sanitaria e a introdurre misure severe per limitare la diffusione del virus, come la chiusura delle frontiere, il divieto del trasporto dei cadaveri, l’ospedalizzazione forzata di tutti coloro che presentavano i sintomi. L’emergenza è rientrata a fine 2014, ma si sono avuti ritardi nelle produzioni; il settore che ne ha risentito di più è stato quello agricolo, dove molti coltivatori sono deceduti o sono rimasti segnati dalla malattia. Purtroppo, nel marzo 2016, un nuovo focolare è stato individuato, provocando migliaia di ricoveri, e rallentando la produzione agricola.
Caritas Guinea ha deciso di intervenire in favore di chi è sopravvissuto, lanciando un progetto rivolto a chiunque sia stato colpito direttamente o indirettamente, per la perdita di qualche familiare. L’intervento riguarda i settori agricolo e ittico, dato il clima mite e le abbondanti risorse naturali del Paese, dove la maggioranza della popolazione è tuttora impiegata. Le aree a disposizione molto vaste e, fortunatamente, dispongono di grande abbondanza d’acqua dolce vicino ai villaggi coinvolti.
Sono stati selezionati
6479 beneficiari fra gli adulti e i giovani delle
diocesi di Kankan, N'Zérékoré e Conakry, che si sono riuniti in reti e comunità per il lavoro delle aree loro assegnate. Dopo un’iniziale formazione, agli agricoltori sono stati forniti gli
attrezzi agricoli e i primi
animali e semi per iniziare la coltivazione; si è proceduto alle operazioni di bonifica dei terreni e alla costruzione degli stagni che potessero ospitare i pesci.

La scelta dell’allevamento ittico è legata ai minori costi di produzione, alle possibilità di vendita e al maggior prezzo di vendita del pesce d’acqua dolce rispetto a quello d’acqua salata. Si è poi deciso di affiancare a questa produzione quella del
riso, alimento base nella dieta guineana, adatto al clima e con una coltivazione più rispettosa delle risorse del terreno, che necessita di minor uso di agenti chimici. Delle aree selezionate, ben
46 ettari sono stati destinati a coltivazioni riso-piscicole, mentre 20 ettari sono stati destinati alla produzione orticola, 10 alla produzione di piante officinali e 2 per quella di anguria, per rispondere alle esigenze di quel gruppo di beneficiari.
Attualmente sono state prodotte
140 tonnellate di riso e 70,5 tonnellate di pesce, superando di gran lunga le aspettative, mentre ancora si attendono i risultati della coltivazione di ortaggi e piante officinali.