Al via il progetto SPOSA in Sri Lanka


Senesh che torna a studiare


Senesh osserva la pioggia cadere abbondante dal tetto: anche quest’anno sono arrivati i monsoni di Maggio…un evento innaturale solo qualche anno fa ed un appuntamento puntuale, invece, di questi ultimi tempi.
Sono così passate tutte le feste, dopo il capodanno singalese e tamil di aprile anche il Vesak, una delle più importanti festività buddiste dell’anno, è scorsa via, quasi senza accorgersene.
Senesh, con la sorella Tarushi, mamma e papà, ha preparato le lanterne tradizionali di carta, le ha appese alla veranda della loro piccola casa tra i gli alberi di cocco, ma non ci sono feste, quest’anno. Non c’è il tradizionale scambio di dolci, non ci sono le gare di lanterne e nemmeno i daane, le caratteristiche donazioni di cibo per la strada.
 
Lo Sri Lanka, infatti, come un po’ tutta l’Asia del sud, sta sperimentando la seconda potente ondata di Covid. Niente a che vedere, in termini di numeri assoluti, con la vicina India travolta da un uragano di contagi e decessi, ma ugualmente, per un’isola di ventidue milioni di abitanti, una minaccia reale.
I contagi sono aumentati significativamente nell’ultimo mese, appunto proprio dopo le festività del capodanno vissute con molta libertà. E il sistema sanitario, già debole per natura, soffre molto l’impennata dei ricoveri, la penuria di posti nelle terapie intensive, la carenza di ossigeno e di farmaci specifici.
Cosi da un mese e almeno per altre due settimane il Paese è in lockdown, prima in modo circoscritto e più leggero e ora nella sua forma più rigida: non è permesso uscire di casa nemmeno per l’approvvigionamento di cibo e la repressione della polizia, in alcuni casi, non va per il sottile.
 
Senesh ha ricevuto in dono da uno zio un computer portatile di seconda mano, cosi sa come passare il tempo. Qualche film ma soprattutto i quiz in lingua, che lo divertono molto e lo rendono forte.
Infatti sta per tornare a studiare e quando ha telefonato alla scuola gli hanno detto che imparerà anche l’inglese o l’italiano. Sono passati cinque anni da quando Senesh, bocciato alla scuola dell’obbligo, ha deciso di chiudere con la scuola ed ha alternato le sue giornate tra lavoretti duri e mal pagati, qualche bevuta di troppo con gli amici e intere giornate a far passare il tempo nella speranza di partire.
Ma con la scuola ha proprio chiuso.
 
E le scuole in Sri Lanka, sono ancora tutte chiuse, per tutti.
Il Covid, che in questa isola fino ad ora ha mietuto un numero limitato di vittime, ha impattato fortemente sull’istruzione. Molti, dopo la prima ondata leggera di Marzo 2020 e delle varie chiusure hanno lasciato la scuola, o per già scarsa motivazione, o per l’impossibilità economica di sostenere un corso di studi dopo le nuove povertà da Covid, o perché molti corsi, alla fine, non sono mai decollati.
La didattica a distanza – pure risultata un buon esercizio in un Paese con una elevata disparità di accesso alla rete – ha lasciato di fatto senza scuola molti studenti. E se nel ciclo dell’obbligo il divario è recuperabile, per quanto concerne la scuola superiore, l’istruzione universitaria o quella tecnica la situazione è diversa: molti studenti hanno abbandonato a non riprenderanno certamente durante questo anno solare.
E anche in Sri Lanka molti giovani o giovani adulti, maschi e femmine indistintamente, vedono sfumare i propri sogni e progetti di studio e crescita.
 

Tanti amici e cugini di Senesh, sono all’estero, chi in Italia, chi in Giappone, due in Israele e alcune donne di famiglia negli Emirati Arabi. Suo papà, Athul, non ha mai potuto pagare i dodicimila euro necessari per “costruire” un visto.
Da quando però, il parroco in chiesa, ha parlato di questo nuovo corso, allora a Senesh si è accesa la voglia di imparare.
Ha detto, padre Fernando, che si impara ad aiutare le persone, quelle ammalate, a prendersi cura degli anziani e anche a supportare le famiglie più povere e deboli affinché trovino una possibilità di crescita.
Non lo ha detto a nessuno Senesh, ma quando il nonno abitava in casa e si è ammalato e si doveva assisterlo in tutto, a lui piaceva prendersi cura di quel vecchietto silenzioso e saggio, ascoltare le sue storie fino a quando si spegnevano nel respiro stanco, lavarlo, aiutarlo a cibarsi, vestirlo con la cura di sempre.
Ed ha deciso: prenderà parte a quel corso, tornerà a fare qualcosa che gli piace, per forse, un giorno, partire ma con la fierezza di un certificato in tasca, e per dimostrare a sé stesso di poter toccare il cielo.
 
 
Sta prendendo il via in queste settimane in Sri Lanka, per la prima volta, un “Corso per assistenti alla persona ed operatori sociali di base”: un misto di formazione teorica e pratica di circa un anno per formare assistenti (i tanto ricercati badanti) ed animatori sociali, al fine di aiutare la lotta alle povertà.
 
Il corso nasce grazie al contributo di Caritas Ambrosiana in seno alla diocesi di Chilaw, presso il St.Anthony’s Institute for Higher Studies, la scuola di formazione tecnico-professionale della Diocesi, riconosciuta dal Governo dello Sri Lanka e importante punto di riferimento per molti studenti che non possono accedere alla formazione universitaria ma necessitano di formarsi per entrare nel mercato del lavoro, nel proprio Paese come all’estero.

Il corso si svolge nei fine settimana per permettere a molti degli studenti di continuare a lavorare e supportare tanto le famiglie quanto il proprio percorso di formazione ed è equipaggiato con spazi ed attrezzatura tecnologicamente avanzati, al fine di garantire un apprendimento teorico e pratico di alto livello. È previsto anche un servizio di collegamento tra i corsisti e strutture specifiche nel Paese, istituti assistenziali e organizzazioni non governative, per l’inserimento lavorativo.
Questa nuova esperienza che sfida la pandemia, l’abbandono scolastico e anche il calo nelle emigrazioni, formerà assistenti preparati sicuramente a livello tecnico ma anche in termini di approccio alla persona con un’attenzione particolare all’ascolto e al potenziamento delle risorse degli utenti. Il percorso formativo sta ottenendo la certificazione nazionale sulla formazione tecnico-professionale che permette una spendibilità sul territorio e la conversione del titolo nel caso di impiego all’estero o di prosecuzione degli studi.
 
Senesh, osserva la pioggia….it’s raining….piove… ripete tra se mentre prova la grammatica di quelle che,  spera, diventeranno le sue nuove lingue.
Ad occhi chiusi, si vede in una casa di Londra o magari di Roma ad assistere un anziano nel bisogno.
 
E sorride alla vita.
 
di Beppe Pedron
 

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