Sri Lanka: nuovi orizzonti


Progetto SPOSA - Scuola Professionale per Operatori Sociali e Assistenti alla Persona


Dopo aver iniziato il corso “da remoto”, a causa dell’emergenza Covid, sono finalmente iniziate le prime lezioni in presenza per gli studenti del “Corso per assistenti alla persona ed operatori sociali di base” in Sri Lanka: un misto di formazione teorica e pratica di circa un anno per formare assistenti ed animatori sociali, al fine di aiutare la lotta alle povertà.
Il corso nasce grazie al contributo di Caritas Ambrosiana in seno alla diocesi di Chilaw, presso il St.Anthony’s Institute for Higher Studies, la scuola di formazione tecnico-professionale della Diocesi, riconosciuta dal Governo dello Sri Lanka e importante punto di riferimento per molti studenti che non possono accedere alla formazione universitaria ma necessitano di formarsi per entrare nel mercato del lavoro, nel proprio Paese come all’estero.
Per consentire agli studenti di proseguire la attività quotidiane, necessarie per il sostentamento dell’intero nucleo famigliare, le lezioni si svolgono nel fine settimana.
Alcuni di loro, per raggiungere la Scuola, sono costretti a un viaggio massacrante.
 

Lo sferragliare dell’autobus accompagna il dondolio di questo sonno pesante: la sveglia alle quattro di mattina – a onor del vero non cosi difforme dal solito – e il cuore carico di attese non collaborano ad un risveglio energetico.


Lasith lo sa: la sfida è tanto eccitante quanto gonfia di responsabilità. Ha sistemato tutto, Lasith. Si è assicurato che il cugino andasse al suo posto nei campi di riso per questi due giorni, ha messo in ordine le medicine per la mamma, che poi quando se ne dimentica sale l’agitazione in famiglia. Ha verificato che la sorella più piccola avesse la mascherina pulita per la scuola e che l’autista del bus si ricordi che oggi deve passare a prenderla.
 
Ora può rilassare la tensione dell’essere il capo famiglia, a dispetto dei vent’anni e di un corpo sottile sottile, contenitore di un carattere solido e coriaceo. Ora può affidare al dondolio nervoso e irregolare di questo autobus le idee che si affollano, i pensieri di questa mente raminga che si aggancia a storie del passato, lancia sagole di salvezza a proiezioni del futuro e addolcisce il tutto con il pensiero di Lakshmi, la ragazza schiva del villaggio accanto, amore segreto e proibito degli ultimi mesi.
Frena bruscamente ad ogni incrocio questo mezzo vecchio e arrugginito, questo autobus locale che si ferma ogni duecento metri a raccogliere umanità declinate in sfumature originali e uniche ma apparentemente del tutto uguali a sé stesse.
Da queste parti, nel centro del Paese, la vita scorre, raramente fluida e semplice, tra lavori nei campi, ritualità di famiglia, preghiere al tempio e – come ovunque nel mondo – rincorse incerte di una felicità a venire.
Con Lasith viaggiano Suresh, Lahiru e Saadani, tutti della stessa zona, tutti frutti della terra scura e fertile, tutti doni di questa vita che nella ruota del samsara[1] trova lo svolgere dei propri giorni.


Saadani è l’unica ragazza del gruppo, non è stato facile convincere il papà che studiare una cosa nuova, che il viaggiare ore per farlo, che il togliere due braccia per due giorni la settimana alla famiglia fosse una scelta saggia. Ma anche suo papà, come la maggior parte dei papà della terra, sogna spazi nuovi per la figlia, immagina felicità e armonia, la stessa che lui ha vissuto in casa con la mamma di Saadani, la stessa che rende solidi i legami della famiglia e del villaggio.
 
La pausa a Colombo, per il cambio di bus, è un toccasana per la schiena dolorante dal viaggio, ma è anche l’intervallo che ci vuole per mettere spazio tra il villaggio e la scuola, per far andare in secondo piano le preoccupazioni del lavoro dei campi e portare in primo piano la gioia di poter imparare materie nuove, di ascoltare esperienze diverse e sentire la mente che si espande nella conoscenza.


A volte è cosi: serve uno stop, un cambio di autobus, una pausa per sgranchirsi le gambe e per vedere il mondo in una prospettiva diversa. A volte basta davvero scendere dal percorso comodo del quotidiano per salire a bordo di sogni nuovi.
Suresh e Lahiru vogliono andare all’estero, parlano spesso di come con questo nuovo corso potranno poi volare verso l’Europa. Lasith non sa che cosa vuole fare, per ora sa solo che si sta aprendo ad una visione diversa, sa che il suo desiderio di aiutare gli altri inizia a trovare una forma – ancora confusa – e che questa forma si potrà adattare al villaggio, alle cerimonie di famiglia, ai riti di passaggio, forse anche all’amore di Lakshmi.


Le otto ore di viaggio dondolante e rumoroso, hanno lasciato spazio ora all’aula: ci sono venti studenti, tutti diversi, ci sono insegnanti nuovi, esercizi da fare con simulazioni e domande, ci sono concetti a volte cosi astrusi che pare la testa non li sappia contenere e altre volte cosi fluidi che sembra di aver sempre navigato placidamente questo mare.
Lasith, Suresh, Saadani e Lahiru – gli unici a venire da cosi distante – dormiranno alla scuola questa notte, e saranno domani pronti per una nuova immersione nelle acque quasi familiari di questo studio.
 
Sulla via del ritorno si abbandona, Lasith, al pensiero della settimana prossima, del weekend a venire, quando nuove lezioni del corso daranno fiato ai polmoni.
 
Gli occhi sono ancora leggermente sgranati, a cogliere ogni stimolo nuovo, a carpire le sfumature dei compagni di corso, degli approcci insegnati, degli esercizi da ripetere per apprendere.
Si affida, Lasith, al nevrotico dondolio dell’autobus, ponte decongestionante tra i suoi due mondi.
E riposa, Lasith, di un sonno gravido e silente.
 
di Beppe Pedron
 


Leggi la scheda progetto

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[1] Il termine sanscrito saṃsāra (devanāgarī संसार, "scorrere insieme") indica, nelle religioni dell'India quali il Bramanesimo, il Buddhismo, il Giainismo e l'Induismo, la dottrina inerente al ciclo di vita, morte e rinascita. È talora raffigurato come una ruota. (da Wikipedia)

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