Un grande ringraziamento a tutti gli operatori e ai volontari che nei servizi diocesani ma anche in quelli parrocchiali hanno tenuto alta l'attenzione per chi è più solo e ha più bisogno. E' grazie a voi che riusciamo a tenere alta l'attenzione non solo teorica e a parole: state dando prova di una prossimità senza la quale non siamo credibili.
Il ringraziamento del Direttore di Caritas Ambrosiana a tutti gli operatori e i volontari che in questi mesi difficili hanno continuato a offrire aiuto agli ultimi e le indicazioni per le prossime settimane. Durante i due mesi di emergenza Covid-19 le attività di Caritas Ambrosiana non si sono mai fermate. Sono state potenziate grazie alle raccolte e distribuzioni di generi alimentari, al raddoppio del Fondo Diocesano di Assistenza, al lancio del Fondo San Giuseppe e alle attività della sede centrale e delle Caritas sul territorio.
"Dovremo imparare a convivere con il coronavirus e dovremo ripensare il nostro modo di vivere con il nostro sguardo sempre rivolto a chi vive in situazioni di necessità perché è proprio grazie a questo impegno che potremo ripartire tutti insieme senza lasciare nessuno indietro". Perchè sottolinea il direttore «La quarantena non colpisce tutti allo stesso mando. Per colf e badanti, lavapiatti e camerieri, addetti alle pulizie nei grandi alberghi il lockdown ha devastato bilanci familiari già al limite della sussistenza»
Sotto la Milano dei grattacieli è sempre esistita la città del lavoro precario, intermittente e in nero. In tempi normali le due città hanno a lungo convissuto in un fragile equilibrio, che però teneva. L’epidemia ha messo in letargo la Milano dei primati, sta cancellando quella che arranca e rischia di far saltare quella convivenza. Tuttavia intervenire e farlo tempestivamente, prima che la situazione peggiori e diventi più difficile recuperare chi è rimasto indietro, non è facile. Tutte le misure previste finora dal governo non raggiungeranno proprio i più fragili. E d’altronde come poter dare un contributo a chi perde il lavoro se quel lavoro ufficialmente non esiste? Come farlo, evitando che qualcuno se ne approfitti? I centri di ascolto parrocchiali e i servizi Caritas hanno offerto una rete di protezione. E proprio la distribuzione di generi alimentari è stata la prima e immediata risposta.
Dal 24 febbraio inizio dell’emergenza sanitaria abbiamo potenziato gli 8 Empori e distribuito tessere di emergenza per le famiglie colpite dai danni collaterali del Covid19. Attraverso questo sistema oggi distribuiamo al giorno 5,5 quintali di generi alimentari, il 50% in più rispetto al periodo precedente alla crisi e assistiamo duemila famiglie, il 25% in più. Nel frattempo continua la distribuzione dei pacchi viveri in 126 centri di ascolto fuori da Milano, dove nonostante le limitazioni imposte dalla quarantena, questo servizio essenziale è rimasto attivo. In città, invece, abbiamo scelto di collaborare con il sistema messo in campo dal Comune con gli 8 hub municipali. Complessivamente stimiamo che questi aiuti arrivino a 16.500 famiglie, tremila solo nel capoluogo. Tuttavia sappiamo che questi interventi non saranno sufficienti se le attività economiche non riprenderanno in un tempo ragionevole».
«La crisi sociale scoppiata dentro l’emergenza sanitaria potrebbe essere particolarmente severa, forse addirittura peggiore di quella che abbiamo conosciuto nel decennio appena finito – avverte Gualzetti -. Se non faremo presto qualcosa di proporzionato a questi bisogni, una volta usciti dal tunnel in cui siamo finiti, rischiamo di trovarci più disuguali di prima, con tutte le conseguenze che una maggiore divaricazione sociale può avere per la tenuta democratica del Paese».