Il volontario che arriva all’ora di pranzo
Insegnanti e professionisti. Uomini e donne in pari numero. Età media 40 anni. Eccoli i personal shopper che in agosto consegnano i pasti a casa degli anziani. L’iniziativa, organizzata da Caritas Ambrosiana in collaborazione con il Comune di Milano dal 2004, continua a trovare un largo consenso. A dispetto della crisi o forse proprio per questo, dal momento che le vacanze si accorciano e quindi, perché no, si può anche decidere di passare i lunghi pomeriggi estivi dedicando un po’ di tempo libero agli altri.
In dieci anni sono stati 500 i milanesi che hanno scelto di provare questa esperienza: la metà dopo averla fatta una volta ha voluto ripeterla almeno un’altra. Segno che la proposta piace. D’altra parte il servizio è semplice, non richiede una lunga formazione (basta essere dotati di un po’ di cortesia e disponibilità). Inoltre è estremamente flessibile (impegna poco più di un’ora al giorno e si può decidere se dedicare tutto il mese o un periodo più breve). In genere è gratificante: perché basta veramente poco per farsi volere bene e diventare un volto noto che si ritrova volentieri sul pianerottolo quando si apre la porta.
La consegna dei pasti affidata ai personal shopper della Caritas quest’anno si svolge nel quartiere Cagnola. I volontari, 53, sono entrati in servizio il 1° agosto e saranno operativi fino al 30: portano i pasti preparati dall’azienda di ristorazione del Comune nelle abitazioni di anziani indicati dai Servizi sociali. Ma non solo. I personal shopper stessi si rendono disponibili anche a fare dell’altro: acquistare medicine, offrire un passaggio dal medico o all’ambulatorio, fare da accompagnatori per una passeggiata al parco. Quell’appuntamento breve, ma fisso e costante, ripetuto ogni giorno, anche se solo per qualche settimana, diventa un’occasione per stringere un’amicizia.
«I personal shopper offrono un aiuto concreto ai cittadini e fanno un’esperienza personalmente gratificante. Per questo chi prova a farlo una volta, ritorna – osserva don Roberto Davanzo direttore di Caritas Ambrosiana –. Dopotutto fare il volontariato è un po’ come buttarsi d’estate in una piscina gelata. Inizialmente si sta sul bordo un po’ circospetti, indecisi se tuffarsi o no. Ma una volta nella vasca, non si vorrebbe più uscire».