Le case del Papa raddoppiano
Le case del Papa diventano 106.
Entro febbraio l’assegnazione del terzo lotto di appartamenti sociali. Dopo Niguarda e Turro ora tocca a Lorenteggio.
L’annuncio in occasione del convegno per i 25 anni della Fondazione San Carlo.
Delpini: «Costruiamo una città che integri i differenti»
«Le case del Papa diventeranno 106». Ad annunciarlo è stato questa mattina il presidente della Fondazione San Carlo, Daniele Conti, durante il convegno per il 25 anni della Fondazione che si è svolto stamattina nella sede di Caritas Ambrosiana. Saranno consegnati entro il mese di febbraio 33 nuovi appartamenti sociali in zona Lorenteggio che si aggiungo ai 18 di Turro-Precotto e ai 55 di zona Niguarda, primo lotto di questa vasta operazione di housing sociale promossa da Caritas Ambrosiana e realizzata da Fondazione san Carlo in collaborazione con il Comune di Milano, in occasione della visita a Milano di papa Francesco a marzo del 2017.
Come i precedenti due lotti, anche quest’ultimo comprende bilocali o trilocali di proprietà del Comune di Milano, stralciati dalle liste di edilizia residenziale pubblica perché troppo ammalorati per poter essere assegnati. Vincendo il bando pubblico, la Fondazione san Carlo insieme con la Fondazione Attilio e Teresa Cassoni ne ha ottenuto la gestione a fini sociali per 20 anni, a fronte di un intervento di ristrutturazione, reso possibile attingendo a risorse proprie.
Gli appartamenti saranno assegnati ad un canone calmierato a persone o nuclei familiari selezionati secondo una graduatoria che ha assegnato loro un punteggio calcolato in base al reddito, alla condizione abitativa pregressa, alla numerosità del nucleo familiare e alla storia familiare, raccolta dagli operatori dei centri di ascolto di Caritas tenendo conto delle segnalazioni degli assistenti sociali del Comune.
Le famiglie assegnatarie sono tenute a corrispondere un canone mensile che varia dai 300 a 475 euro, comprensivo di spese condominiali.
«Siamo molto soddisfatti di poter dare questo annuncio proprio in occasione del nostro 25esimo anniversario – sottolinea Daniele Conti, presidente della Fondazione San Carlo -. In una città come Milano, una delle povertà più gravi è proprio quella legata alla casa per la mancanza di alloggi a canoni accessibili a una fascia di popolazione ampia, troppo povera per il mercato, ma non abbastanza indigente per avere diritto alla casa popolare. Questa formula innovativa, basata su un patto tra istituzioni e realtà del non profit, ha permesso di recuperare un patrimonio immobiliare inutilizzato per rimetterlo a disposizione di chi ha bisogno. Sappiamo anche che si tratta solo di un piccolo passo. Per questo centinaio di appartamenti abbiamo in graduatoria 1600 famiglie che non potranno essere accontentate subito. Questo sta a dire che i nostri sforzi da soli non bastano, serve anche un intervento pubblico».
Nel corso del convegno sono intervenuti: l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, Aldo Bonomi (sociologo), Alessandro Maggioni (presidente Consorzio Cooperative Lavoratori Milano), Matteo Cabassi (Amministratore delegato Brioschi Sviluppo Immobiliare S.p.a.). Ha portato un saluto anche l’assessore alla politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti.
«Noi non vogliamo che la proclamazione di un diritto diventi il pretesto per una rivendicazione che si traduce poi in violenza, come è successo per esempio con le occupazioni delle case. Vogliamo piuttosto che siano di ispirazione le parole di Papa Francesco che dice che sono belle le città che integrano i differenti, che collegano e mettono in relazione», ha detto l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini.
«La povertà non si esprime solo nella città ma anche nei paesi, nelle montagne, nei luoghi che si spopolano, come Arcivescovo sollecito la Fondazione san Carlo ad operare in tutto il territorio della Diocesi che non comprende solo Milano ma un territorio ben più vasto», ha sottolineato l’Arcivescovo. «Occorre avere presente come orizzonte il futuro, pensando a lungo termine anche alle generazioni che verranno», ha precisato mons. Delpini. «Invito le famiglie a coltivare il buon vicinato e il volontariato», ha concluso l’Arcivescovo.
«Milano è un città cara ma è anche una città ricca. E con questa parte della città si può lavorare. Vi invito a spingere le imprese a fare qualcosa di diverso e a diventare parte attiva di questo processo come già state facendo», ha detto l’assessore Rabaiotti rivolgendosi agli operatori della Fondazione San Carlo.
«Caritas Ambrosiana anche grazie ai progetti che ha affidato alla Fondazione San Carlo è riuscita in questi anni a realizzare interventi che vanno oltre l’approccio assistenziale. La collaborazione deve proseguire», ha sottolineato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana
«Affrontando il tema dell'abitare, c’è chi ha pensato che si poteva risolvere rivendicando un’identità escludente. Occorre, invece, puntare su una identità di relazione. Ma occorre allargare la comunità di cura, cercando alleanze tra operatori sociali, sindacati, imprese. Non è più sufficiente creare delle oasi. Ma bisogna fare in modo che queste oasi contaminano quello che gli sta attorno. Bisogna mettere in mezzo tra politica e l’economia la società. Se Milano ha tenuto sotto il profilo sociale, se ha saputo governare i flussi migratori, se ha evitato di creare i grandi ghetti urbani, lo deve anche ad una comunità di cura diffusa di cui la rete Caritas è una degli architravi e la Fondazione San Carlo uno degli interlocutori», ha sottolineato Aldo Bonomi.
«Milano brilla nel Paese ma elude il suo ruolo nella relazione con la città metropolitana. Se si continua a pensare allo sviluppo concentrandosi sulla scala cittadina, la piccola Milano, non si andrà lontano e si alimenterà il rancore. Milano deve ripensarsi in maniera policentrica. Una città che è troppo tesa a narrarsi come bersaglio luminoso di investimenti da ogni parte del mondo perde la sua funzione di città di mezzo, interclassista, vocazione che è nella sua storia e grazie alla quale i quartieri borghesi sono sempre stati accanto a quelli popolari. Se per acquistare una casa occorre spendere in media 5.500 euro a metro quadrato, come dicono le ultime ricerche sui valori immobiliari, questo ruolo verrà meno», ha sottolineato Alessandro Maggioni.
«Milano è una città che funziona bene e in questo momento ci sono moltissimi investitori che vogliono venire qui. Ma proprio perché la competizione oggi è tra città più che tra nazioni, Milano si deve pensare almeno come città metropolitana, per poter reggere il confronto con Parigi, Londra e Berlino. Diventa allora cruciale il tema dei trasporti e mobilità fondamentale», ha osservato Matteo Cabassi.
Nata nel 1994 per volontà dell’allora Arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, con lo scopo di affrontare le vecchie e le nuove povertà che si stavano manifestando nella metropoli milanese e nella diocesi, la Fondazione si è dedicata all’ospitalità, alla formazione professionale, all’offerta di soluzione abitative stabili e dignitose.
In questi 20 anni ha dato una casa a 450 famiglie nei 277 appartamenti sociali che gestisce, offerto accoglienza temporanea a 18mila persone nei pensionati che amministra (166 posti letto complessivi), formato attraverso corsi professionali e tirocini 2.100 lavoratori.
Con l’obiettivo di offrire una sistemazione abitativa dignitosa a persone non in grado di trovare una soluzione autonoma sul libero mercato, sotto la regia di Caritas Ambrosina la Fondazione gestisce diversi progetti in collaborazione con gli enti pubblici. Ne è un esempio il progetto “Abito dunque sono” con il comune di Milano avviato in occasione della visita di Papa Francesco in Diocesi. Sul tema della grave emarginazione Caritas Ambrosiana le ha affidato il progetto “Emergenza Dimora”, realizzato in collaborazione con la Fondazione Cariplo: tre centri per la pronta accoglienza di senza tetto a Milano Villapizzone, Sesto San Giovanni e Varese) e la rete “luoghi solidali” con le parrocchie (Lecco, Vimercate, Caronno Pertusella).
Sul fronte del lavoro, la Fondazione cura i tirocini in azienda offerti a disoccupati nell’ambito del Fondo Diamo Lavoro, lo strumento di politica attiva del lavoro di Caritas Ambrosiana che ha raccolto l’eredità del Fondo Famiglia Lavoro, voluto nel 2008, dall’allora arcivescovo di Milano, il cardiale Dionigi Tettamanzi, per dare una risposta alle vittime della crisi economica.