Giustizia e pace. Da consolidare ogni giorno


Il più scontato degli stereotipi: sarà un autunno caldo. Ma non è difficile pensare che andrà proprio così. Le avvisaglie le conosciamo tutti. E non sono incoraggianti: inflazione alle stelle, bollette energetiche fuori controllo, forte impatto sui bilanci in bilico di milioni di famiglie (senza contare i 2 milioni di nuclei che, in Italia, già da almeno un biennio sopravvivono sotto la soglia di povertà assoluta), rischio decimazione per la miriade di microimprese che punteggiano il nostro Paese. Nei centri d’ascolto Caritas, l’aggravarsi delle difficoltà sperimentate da ampi segmenti di popolazione era già percepibile da tempo. Ora si attende l’onda di piena causata dall’impennata dei prezzi dell’energia e dall’eventuale connessa perdita di posti di lavoro. Statisticamente, gli effetti di questo scenario saranno rilevabili più avanti, ma nei fatti l’incremento delle richieste di aiuto non tarderà a manifestarsi. E richiederà a tutti supplementi di generosità e condivisione.

Alla radice di questo imminente panorama di sofferenze socio-economiche sta un insieme complesso di fattori. Non tutto, persino la stessa fiammata inflattiva, è riducibile alle conseguenze della guerra scoppiata nel cuore dell’Europa a causa dell’aggressione russa all’Ucraina. Ma è indubbio che il conflitto che si trascina ormai da mesi abbia modificato in profondità, e naturalmente in peggio, i fondamenti economici dell’intero continente, minacciando di innescare una pesante crisi sociale.

Se un – paradossale, terribile – pregio si può attribuire, a questo fosco scenario, è aver ricordato a noi italiani ed europei, dopo quasi otto decenni e almeno tre generazioni, che la pace è un bene fragile e inestimabile. Non solo sul piano politico, militare, diplomatico. Ma anche perché garantisce una cornice di stabilità e cooperazione, nella quale le sorti di popoli, famiglie e individui possono dispiegarsi liberamente verso un orizzonte di almeno tendenziale progresso. Invece le guerre sono benedizione per alcuni (pochissimi) mercanti di morte e di speculazione, e maledizione per la generalità delle persone.

Dunque la pace garantisce giustizia. Ma vale anche l’inverso: senza giustizia (sociale), le relazioni tra popoli e gruppi sociali si guastano, e le disuguaglianze e le discriminazioni, oltre un certo livello, producono tensioni foriere di guerra. Lo sanno bene tanti popoli, vittime di ingiustizie e tirannie che hanno partorito sanguinosi conflitti, sovente dimenticati o degnati di attenzioni mediatiche superficiali e svogliate.

Caritas Ambrosiana ha aperto il nuovo anno pastorale, il 10 settembre, dedicando il tradizionale convegno diocesano delle Caritas decanali al tema “La via del Vangelo è la pace. Pregare per la pace: relazioni giuste e alleanze di pace”. Per ricordare a se stessa, e a tutti i fedeli e i cittadini, l’inscindibile connessione tra le dimensioni della giustizia e della pace. Un connubio da consolidare ogni giorno. A partire dalle relazioni che segnano la nostra quotidianità e le nostre comunità. Un impegno dal basso, che non risolverà (almeno nell’immediato) le tensioni internazionali. Ma servirà per indicare, anche ai grandi della terra, che per districare i nodi della convivenza vi sono metodi umani e sostenibili: e non sono quelli costituiti dall’uso della forza, delle armi, della prevaricazione.

Luciano Gualzetti


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