A proposito di immigrazione

Erano i primi giorni dello scorso mese di luglio quando il Consiglio Regionale della Lombardia ha bocciato una mozione finalizzata a garantire le cure mediche essenziali ai bambini stranieri, indipendentemente dal loro status giuridico, a prescindere insomma dal possesso del permesso di soggiorno dei loro genitori. Si trattava di rendere operativo un accordo firmato lo scorso dicembre 2012 dalla Conferenza Stato-Regioni - finora recepito solo da alcune di queste ed in modo più formale che effettivo - affinché non ci siano difformità di trattamento nei vari territori del nostro Paese quando si tratta di assistenza sanitaria, in particolare per i minori stranieri, regolarmente presenti o meno. L'accordo infatti prevede l'iscrizione di tutti i minori al Servizio Sanitario Regionale e l'assegnazione del pediatra di libera scelta anche ai minori con i genitori in condizioni di irregolarità giuridica.
Solo un miope pregiudizio impedisce di vedere come alla base di questo accordo ci sia ben altro che buonismo o ingenua simpatia verso il mondo dell'immigrazione. Al di là di quanto prescritto dalla Convenzione dei diritti dell'infanzia credo sia sufficiente un minimo di buon senso per intuire che garantire una assistenza pediatrica universale diventa un modo per tutelare la salute di tutta la cittadinanza e per evitare che i servizi di pronto soccorso dei nostri ospedali vengano utilizzati in modo inappropriato e inutilmente dispendioso.
Non voglio entrare nei tecnicismi dell'accordo. Voglio però parlarne all'inizio di un nuovo anno pastorale, allo scopo di stimolare nei nostri operatori e volontari una riflessione a partire da questo infelice episodio che ha visto protagonista il Consiglio Regionale della Lombardia. Il mondo dell'immigrazione in questi ultimi mesi è purtroppo tornato ad essere terreno di scontro politico ed etico. L'iniziativa di Papa Francesco a Lampedusa - lo ricordiamo - scatenò banali e sarcastiche prese di posizione. L'ammissione di autorevoli esponenti politici regionali che una certa severità nei confronti degli immigrati paghi sul piano elettorale, le esternazioni di una figura di rilievo nazionale relative ad un Ministro della Repubblica, ... dicono forse di una strategia destinata ad attrarre consensi facendo leva su umori "di pancia" che non meritano nemmeno di essere definiti sentimenti. La bocciatura iniqua - sul piano giuridico, prima ancora che su quello etico - della mozione sull'assistenza sanitaria dei minori stranieri irregolari forse vuole illudere l'opinione pubblica che sia doveroso in tempi di ristrettezze economiche, che insomma quel poco che abbiamo dobbiamo spenderlo prima per "i nostri" e semmai restasse qualche briciola si può vedere. Ma di illusione si tratta, dal momento che in ambito sanitario tutto ciò che non è speso a titolo preventivo te lo ritrovi sul conto e con pesanti interessi.
O forse la maggioranza del Consiglio Regionale della Lombardia immagina che, certo questa non è la scelta migliore - nè dal punto di vista etico, nè da quello giuridico - ma tanto poi ci sono quelli a cui piace essere buoni, le organizzazioni ecclesiali o meno che si rimboccano le maniche fornendo servizi alternativi di assistenza sanitaria e farmaceutica, da sostenere poi con dovizia di pubblicità in occasione di raccolte e collette e magari da finanziare con qualcuna delle briciole che cadono dalla ricca tavola di quell'epulone che è la sanità lombarda.
Papa Benedetto, citando sant'Agostino, così si espresse: "Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri" (DCE, 28). Alla maggioranza del Consiglio Regionale della Lombardia - specie a coloro che si riconoscono nell'insegnamento della Chiesa - vorrei ricordare che la carità va bene, ma solo dopo che si sia fatto di tutto perchè la giustizia sia onorata. Anche per i minori stranieri, figli di irregolari, bisognosi come ognuno di noi, di assistenza sanitaria e di cura.
 
Don Roberto Davanzo


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