10 anni di Refettorio Ambrosiano

Una storia di successo.
Mensa per i poveri. E molto di più. I numeri che fotografano l’intensa attività del servizio inaugurato durante Expo Milano.
E le riflessioni formulate nella conferenza stampa per il decennale dal vescovo Delpini, dal sindaco Sala, dallo chef Bottura, dal curatore artistico Rampello e dal direttore Gualzetti





Oltre 260mila pasti preparati.
Tra i quali, almeno 220mila pasti “ordinari”, erogati a circa 2.900 persone senza dimora e in povertà, e oltre 10mila pasti serviti in occasione di più di 200 eventi benefici, grazie al servizio di uno staff professionale permanente (oggi composto da 11 persone e 4 tirocinanti) e di quasi 90 volontari in media all’anno.

Infografica 10 anni refettorio

Più di 14mila pasti gratuiti serviti grazie al progetto “Il pranzo è servito”, nei mesi di agosto, a quasi 550 anziani rimasti soli in estate a Milano, e altri 9.500 pasti cucinati per i circa 80 anziani del quartiere coinvolti, con cadenza settimanale, nel progetto di socializzazione “Le Querce”, con laboratori e momenti conviviali.

Circa 260 giovani attivatisi come volontari per servire ai tavoli in occasione dei pasti “straordinari”, organizzati per le persone senza dimora in occasione delle festività.

Più di 8.200 partecipanti, in gran parte ragazzi e giovani, ai 213 incontri formativi (sui temi del volontariato, della solidarietà internazionale, della lotta allo spreco e degli stili di vita), dedicati a scuole (155), parrocchie (43) e altri soggetti.

Infografica 10 anni refettorio

Più di 2mila lavoratori di 52 aziende coinvolti in 85 giornate di volontariato aziendale.

Circa 40 tonnellate di eccedenze alimentari cucinate, dopo essere state recuperate dal Mercato ortofrutticolo di Milano e da punti vendita della grande distribuzione (1.400 tonnellate il recupero totale, distribuito in altri punti di erogazione della rete Caritas).

Da giugno 2024, quando è stata fondata la Comunità energetica “SolEdarietà”, più di 15 kilowatt di energia rinnovabile prodotti da 30 pannelli fotovoltaici collocati su tetto dell’edificio e quasi integralmente dedicati all’autoconsumo.

E ancora, più di 300 eventi culturali (spettacoli teatrali, letture dal vivo, menù della poesia, cene monastiche, conferenze, presentazioni di libri, partecipazioni a festival e rassegne) promossi dall’Associazione per il Refettorio, anche a fini di raccolta fondi per la struttura.

Infografica 10 anni refettorio

Infine, 13 “tavoli d’autore” per la mensa, ideati da altrettanti designer (e prodotti dall’azienda Riva1920 di Cantù), e 6 opere di artisti contemporanei, ospitate sin dagli inizi o aggiuntesi successivamente. Su quei tavoli e tra quelle opere, sono state servite anche i piatti di 65 grandi chef, nazionali e internazionali, coinvolti in eventi durante i mesi di Expo 2015.

La storia di dieci anni di Refettorio Ambrosiano, se affidata ai numeri (vedi infografiche), si può considerare una storia di successo. Ma il senso di un’esperienza tanto poliedrica si ricava soprattutto dai volti e dalle storie delle migliaia di persone accolte, sfamate, aiutate, coinvolte, sensibilizzate, orientate. E dalle riflessioni di coloro che, dopo averla promossa, l’hanno accompagnata per un intero decennio.

La conferenza stampa


Nel giugno 2015 veniva inaugurata l’opera segno che la diocesi di Milano aveva inteso realizzare in occasione di Expo Milano 2015 “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Il Refettorio Ambrosiano, realizzato nell’edificio che un tempo era stato sala cinematografica e teatrale della parrocchia di San Martino, nel quartiere Greco, fu concepito non solo come risposta a un bisogno materiale, all’interno della filiera dei servizi Caritas per le persone senza dimora (di cui fanno parte lo storico “Sam - Servizio accoglienza milanese”, il dormitorio “Rifugio Sammartini” e il centro diurno “Bassanini - La Piazzetta”), ma anche come luogo e strumento per favorire attività formative e culturali, in conformità con la “prevalente funzione pedagogica” di Caritas.

Il bilancio, statistico ma anche umano e pastorale di quel percorso, è stato delineato nella conferenza stampa svoltasi stamattina a Greco, presenti molti dei protagonisti dell’inaugurazione, avvenuta il 4 giugno 2015, e i rappresentanti delle realtà (istituzioni, associazioni, aziende) che collaborano con Caritas sui molteplici versanti dell'attività del Refettorio.

Gualzetti: «Uno stimolo per la città»


«Sui tavoli del Refettorio – ha esordito Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e Vicecommissario del Padiglione Vaticano a Expo 2015 – abbiamo affrontato molteplici sfide. La lotta alla fame e alla povertà alimentare ha costituito il primo, più immediato impegno, l’eredità più esplicita di Expo 2015. Ma non avremmo fatto un buon servizio ai poveri, e alla città che abitano, se ci fossimo limitati a scodellare minestre o risotti. Anzitutto, abbiamo affermato nei fatti che il diritto al cibo dev’essere diritto a un’alimentazione di qualità: non perché si è poveri, si deve essere destinatari di un aiuto alimentare privo di adeguati requisiti nutrizionali, sanitari e - perché no? – anche di gusto». In secondo luogo, abbiamo condotto, «nei fatti e con l’esempio, una lotta allo spreco alimentare e delle risorse, anche energetiche, sempre più accurato: non c’è contrasto delle povertà, se non c’è contrasto delle cattive abitudini di consumo che contribuiscono a generarla».

Determinante, nella prospettiva Caritas, la saldatura tra l’attenzione alle persone gravemente emarginate e quella rivolta alle povertà urbane in senso più ampio: «Il Refettorio è diventato punto di riferimento per tanti anziani soli e fragili: il nostro impegno per la promozione della dignità umana non è categoriale, ma cerca di farsi carico di tutte le fatiche espresse dalla città, per scongiurare inaccettabili guerre tra poveri».

Infine, lo sforzo di fare del Refettorio un propulsore di cultura e formazione: «Caritas non ha lesinato energie, grazie al sostegno di molti – ha concluso Gualzetti –. Non solo perché convinta che chi è povero ambisce a un nutrimento spirituale, oltre che materiale. Ma anche perché, come sempre, rifiutiamo uno schema di delega, ma sollecitiamo l’intera comunità, religiosa e civile, a farsi carico della sorte di tutti e di ciascuno. È una questione di giustizia sociale e di autentica fraternità».

Bottura e Rampello: «Idea rivoluzionaria»

Il noto chef modenese Massimo Bottura, che contribuì in modo determinante al varo del progetto e ha successivamente dato vita all’associazione Food for Soul (promotrice di altri Refettori in altre città del mondo), ha ricordato gli inizi dell’avventura del Refettorio: «Partimmo da un’idea semplice ma rivoluzionaria: trasformare la solitudine in accoglienza, con il contributo determinante dell’arte. Il Refettorio sin dagli inizi non è un ristorante, non è una mensa, ma un luogo speciale, dove il recupero delle eccedenze, autentica sfida del nostro tempo, si fa inclusione sociale, l’accoglienza si trasforma in pane, e dove la cultura si siede a tavola con l’umanità».

«Ricordo che agli inizi convocammo il Politecnico, designer, artisti, il maestro falegname Riva – ha rievocato il curatore e direttore artistico Davide Rampello, che ebbe l’idea originaria del Refettorio –: trovammo in tutti massima disponibilità nella realizzazione del progetto. Il luogo scelto, a Greco, in origine era un teatro, e in qualche modo lo è rimasto. Qui avviene infatti una rappresentazione di ciò che chiamiamo bellezza: non un mero fatto estetico, ma una sintesi della ricerca che l’uomo fa del vero, del buono e del giusto».

Sala: «La gratitudine di Milano»

«Non dobbiamo metterci paura – ha sostenuto l’attuale sindaco di Milano, e Commissario unico di Expo 2015, Giuseppe Sala – per i tanti problemi e le tante violenze dell’oggi, anche nella nostra città. C’è ancora una montagna di persone che non hanno perso la volontà di prodigarsi per gli altri. E questo luogo ne è la prova. Anche per la continuità che ha espresso: dopo dieci anni è ancora un progetto vitale, e quella che appariva una piccola iniziativa è diventata una grande impresa, capace di fare da modello anche per altre città del mondo. Vi sono, grato, a nome di tutte le milanesi e tutti i milanesi, per la dedizione che continuate a esprimere alla città: il segreto di Milano continua a essere la capacità di coinvolgere e di far sentire ognuno parte di una comunità, a patto che si renda disponibile a dedicarsi agli altri».

Delpini: «Dal Refettorio alla sala da pranzo»

Chi non partecipò all’inaugurazione del Refettorio fu l’attuale arcivescovo di Milano. Il suo predecessore, cardinale Angelo Scola, aveva avuto l’intuizione e suggerito la formula di un luogo che coniugasse carità e bellezza, solidarietà e arte. «All’origine però c’era uno scandalo – ha avvertito monsignor Mario Delpini nel suo intervento di chiusura –: lo scandalo dello spreco e, contemporaneamente, di gente che aveva fame, anche a Milano. Con quali strumenti abbiamo affrontato, e continuiamo ad affrontare quello scandalo? Il primo è la distribuzione degli alimenti: il pacco viveri può aiutare, ma in un certo senso è anche un po’ una mortificazione della dignità delle persone. Un’evoluzione del semplice aiuto materiale è l’Emporio solidale, che Caritas ha realizzato in tanti luoghi della diocesi: evoluzione interessante, perché permette al beneficiario di scegliere, per sé e per la propria famiglia. Le mense sono luoghi (migliaia di pasti al giorno, a Milano) in cui si consuma un pasto insieme: altra evoluzione interessante, perché consente un po’ di condivisione. Così arriviamo al Refettorio: possiamo realmente apprezzare che ci sono persone che lo rendono bello e accogliente, oltre che utile».

Ma ora, si è chiesto l’arcivescovo, c’è un ulteriore passo avanti da compiere? «Una nuova parola, oltre pacco, emporio, mensa, refettorio, per combattere l’iniziale scandalo? Mi viene in mente un’evoluzione un po’ utopica, ma necessaria: la sala da pranzo, il luogo più bello di una casa, ma soprattutto quello in cui si siede a tavola gente che si conosce. Dobbiamo sempre più puntare su servizi non solo utili per sfamare bisogni, ma profetici nel costruire relazioni, nello stabilire un senso di appartenenza che condivide una responsabilità. Che spinge a essere grati per il bene che si riceve, e fare a propria volta il bene».

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EDITORIALE

Del Direttore: 
Luciano Gualzetti



 

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