A Gaza la situazione umanitaria si va facendo di ora in ora più disperata. Voci sempre più pressanti, a cominciare da quella di Papa Leone XIV e del Patriarca latino di Gerusalemme, cardinal Pizzaballa, e finalmente anche quelle di diversi Stati e dell’Unione Europea, invocano il cessate il fuoco e il ritorno a una capillare ed efficace distribuzione degli aiuti, affidata agli organismi internazionali, nel rispetto della dignità e dei diritti di una popolazione stremata, impaurita, smarrita.
Nella Striscia l’azione di Caritas Gerusalemme, sostenuta dalla rete internazionale e anche da Caritas Ambrosiana (
vedi sintesi di metà giugno) prosegue incessante sul versante dell’assistenza sanitaria e in altri ambiti, pur soggetta ai limiti imposti dall’azione militare di Israele.
Ma i bisogni umanitari si fanno sempre più impellenti anche in Cisgiordania, dove le violente scorribande dei coloni e la pressione dell’esercito israeliani mettono a repentaglio sicurezza, proprietà, condizioni di vita (in alcuni casi la vita stessa) di molti palestinesi. L’aggravarsi della situazione in entrambi i territori ha suggerito a Caritas Gerusalemme e Caritas Italiana
di aggiungere a quelli già in corso da tempo
tre ulteriori progetti (dal valore totale di 260 mila euro,
per metà coperti da Caritas Ambrosiana).
Il primo progetto (Empowerment socio-economico per famiglie e individui vulnerabili in Cisgiordania) proporrà tirocini di reinserimento lavorativo a 30 disoccupati per sei mesi, assistenza con generi di prima necessità ad almeno 140 famiglie, sostegno psicosociale a bambini e genitori, assistenza medica (copertura spese per prestazioni) e sociale ad almeno 80 anziani. Il secondo progetto (Sostegno ai bisogni urgenti della comunità) prevede la distribuzione di generi per l’igiene personale presso la parrocchia della Sacra Famiglia, a Gaza, a circa 500 persone. Il terzo progetto (Impegno per il dialogo con i giovani nelle università) proseguirà, in otto college e università israeliani, le iniziative di educazione alla pace e al dialogo iniziate circa 30 anni fa dall’ong israeliana Friendship Village e portate avanti da School for Peace di Neve Shalom Wahat al-Salam.
Con i 126 mila euro stanziati per le nuove iniziative, l’impegno finanziario complessivo sostenuto da Caritas Ambrosiana a partire dal 7 ottobre 2023, grazie alla generosità di numerosi donatori, supererà il mezzo milione di euro. «Al di là del dato economico e materiale – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana –, ci interessa però ribadire la vicinanza spirituale a popolazioni vittime di una guerra inumana, di violenze insensate, di violazioni dei diritti umani inaudite, delle mire irrazionali di leadership politiche estremiste. Lo sforzo umanitario va irrobustito, in una cornice di giustizia e di convinta ricerca della pace».
Proprio in virtù di queste considerazioni, Caritas Ambrosiana condivide la
nota sul commercio delle armi diffusa nei giorni scorsi dalla Presidenza di Caritas Italiana e la scelta dell’organismo nazionale (e della rete internazionale) di
aderire all’appello sottoscritto da oltre 200 organizzazioni di tutto il mondo,
per affermare che gli aiuti umanitari devono essere gestiti dalle Nazioni Unite e non da altri soggetti. Questo tanto più a Gaza, dove i soli 4 (rispetto ai 400 precedenti) punti di distribuzione aperti dalla Gaza Humanitarian Foundation si rivelano ogni giorno
luoghi di pericolo e di morte per migliaia di cittadini disperati e affamati. L’appello esorta a
“sostenere il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, compresi i divieti di sfollamento forzato, gli attacchi indiscriminati e l’impedimento degli aiuti”:
gli interventi umanitari non possono essere assoggettati a interessi politici e militari di parte, in spregio del diritto alla vita di milioni di uomini e donne.
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