LA ROTTA BALCANICA: DENTRO O FUORI L’EUROPA?
25 settembre 2020 - dalle ore10.00
Diretta
Facebook e
Youtube - canali social Caritas Ambrosiana
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I migranti che percorrono la
Rotta Balcanica sono davvero un pericolo per i Paesi dell’Unione Europea? Oppure sono un
banco di prova per rendere concreti i
valori fondanti dell’Unione come l’umanità e la solidarietà verso chi scappa da guerre, povertà e cambiamenti climatici?
La svolta degli ultimi anni sulla chiusura dei confini ha posto numerosi interrogativi.
Secondo Caritas Europa riporre tutta l’attenzione solo sul controllo delle frontiere conduce alla “
criminalizzazione delle persone in movimento e fomenta il panico irrazionale”.
“L’UE e gli Stati membri dovrebbero proporre un piano collettivo per dare sostegno umanitario a migliaia di persone, incluse famiglie, donne e bambini in fuga da guerre, persecuzioni e fame. Non possiamo accettare bambini che muoiono nel tentativo di raggiungere la sicurezza nell’UE”.
Dopo il 2015, anno della “crisi dei rifugiati”, che ha visto arrivare in Unione Europea quasi un milione di persone (di cui oltre 850 mila transitate dalla Grecia),
a partire da marzo 2016 la Rotta balcanica è stata dichiarata ufficialmente chiusa, in base all’
accordo turco-europeo.
Di fatto il flusso di persone non si è fermato, è stato solamente rallentato e reso più pericoloso. Si calcola che tra il 2016 e il 2019 siano comunque passate circa
160 mila persone lungo questo corridoio migratorio.
I Paesi maggiormente interessati dalla presenza dei migranti in transito sono
Grecia, Serbia e – a partire dal 2018 –
Bosnia Erzegovina, diventata nella zona nord-occidentale il collo di bottiglia
prima di entrare in Croazia e da lì nei Paesi Schengen, la meta cui maggiormente aspirano le persone, che provengono principalmente da Afghanistan, Pakistan, Siria, Iran e Iraq.
Dopo la fine del lockdown, che ha visto aumentare il livello di stress e di incertezza dei migranti rimasti chiusi nei centri e impossibilitati ad acquistare qualunque bene di prima necessità, si è assistito ad un significativo incremento di
arrivi sul Carso triestino.
Caritas Ambrosiana, in collaborazione con Caritas Italiana, IPSIA (ong delle ACLI) e il network delle Caritas locali,
si è attivata in questa emergenza migratoria fin dall'inizio della crisi, sia con programmi di emergenza (distribuzione di aiuti umanitari ai migranti in transito o in sosta), sia con interventi pensati per il medio periodo (allestimento di strutture per accoglienza diffusa, creazione di una mensa per preparare pasti caldi per l’inverno) e soprattutto avviando attività psico-sociali con personale qualificato e invio di volontari durante l’estate. È stato scelto di stare accanto alle persone più fragili in fuga da guerre, povertà e cambiamenti climatici per costruire ponti e non occuparsi di confini.
Nei campi profughi in cui Caritas Ambrosiana è presente in Serbia e Bosnia, sono state aiutate decine di migliaia di donne, bambini, famiglie: l’ascolto e la relazione, che sono il fondamento della presenza, hanno costruito legami e hanno facilitato il racconto, spesso drammatico, dei
respingimenti violenti lungo la frontiera ungherese e croata. Vere e proprie deportazioni di gruppi di persone, in assenza di procedure legali e senza un esame individuale di ogni singolo caso come previsto dal diritto internazionale.
Caritas Ambrosiana, insieme a Caritas Italiana, Caritas Austria (ente capofila), Caritas Europa e altre 9 Caritas nazionali, si è impegnata a lavorare per tre anni su
temi strategici quali le cause profonde delle migrazioni e i processi di integrazione e lo sviluppo nelle società.
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Il convegno promosso da Caritas Ambrosiana in collaborazione con l’Ufficio del Parlamento europeo a Milano dal titolo
“La rotta balcanica: fuori o dentro l’Europa” ha uno scopo conoscitivo.
L’obiettivo è infatti
far conoscere la via che i richiedenti asilo che fuggono da persecuzioni e conflitti del medio oriente devono percorrere dai confini greco-turchi per giungere in Europa. Si tratta di una via pericolosa e impervia, fatta di attraversamenti di paesi, sia dell’Unione europea che esterni all’Unione.
Tuttavia, mentre i Balcani sembrano vicini, la rotta sembra lontana dall’Europa.
Le Caritas dei paesi lungo le rotte e le altre Caritas europee lavorano per dare sollievo ai migranti, curarli lungo la rotta e li accolgono all’arrivo.
Caritas Ambrosiana opera in modo particolare in Bosnia, dove offre un servizio di ristoro e distribuisce beni di prima necessità, la Caritas di Trieste fornisce una prima accoglienza per adulti e bambini e , in collaborazione con un presidio medico, cura i migranti feriti.
Il seminario, a partire dal video realizzato dall’ISPI per far conoscere questo percorso dei migranti per giungere nell’UE, vorrebbe far sentire la voce dell’Unione europea su questa tema: come le istituzioni hanno visto il nascere e lo strutturarsi di questa rotta, le politiche messe in atto.
PROGRAMMA DEL SEMINARIO
LA ROTTA BALCANICA: DENTRO O FUORI L’EUROPA?
25 settembre 2020 (10.00-12.00)
Diretta
Facebook e
Youtube - canali social Caritas Ambrosiana
Saluti istituzionali
Luciano Gualzetti - Direttore Caritas Ambrosiana
Maurizio Molinari - Direttore dell’Ufficio a Milano del Parlamento Europeo
Massimo Gaudina - Direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione Europea
Dibattito
On. Patrizia Toia - Europarlamentare
On. Eleonora Evi - Europarlamentare
Interventi
Sergio Malacrida - Responsabile Asia e Est Europa, Caritas Ambrosiana
Katarina Modic - Responsabile Area Accoglienza, Fondazione Caritas Trieste
Conclusioni
Presenta l’evento e modera il dibrattito:
Paolo Lambruschi - Giornalista di Avvenire
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