Il fenomeno delle migrazioni è globale. La gente sceglie di muoversi e cambiare Paese per lavoro, quando c’è pace e sviluppo, ma più spesso è costretta a fuggire dalla propria per trovare occasioni di vita migliori a causa della povertà, della guerra, di persecuzioni.
È anche il caso della
Thailandia che, pur essendo un Paese che si distingue nell’area del Sud Est asiatico per buon livello di sviluppo socio-economico ed avendo dimostrato nel tempo di saper rispondere alle esigenze socio-sanitarie ed economiche della sua popolazione, ospita un gran numero di migranti. Molti sono legali (manodopera non specializzata e a basso costo nelle industrie di trasformazione), ma c’è anche una quota
dal Myanmar in fuga da situazioni di vita difficilissime e alla ricerca di un lavoro.
Il progetto "
Una luce per donne e bambini migranti birmani", con i 20mila euro raccolti durante la campagna di Quaresima 2021 nelle parrocchie della diocesi ambrosiana, ha aiutato il Disac (l’Ufficio per la Carità della Diocesi di Surathani) nella provincia di Phan–Nga nel sud della Thailandia a sostenere, in forme diverse, i migranti ed aiutarli nell’intraprendere un percorso di legalizzazione delle loro posizioni lavorative, ma anche di provvedere ai loro bisogni primari, in quanto spesso respinti dal governo e da altre agenzie.
In un contesto, reso ancora più povero dal Covid-19, quasi 7mila persone hanno ricevuto sostegno dal Disac. In particolare, ed è la parte più importante dell’intervento,
139 migranti (74 donne e 65 uomini) vittime di tratta e lavoro forzato hanno avuto la possibilità di accedere allo “Shelter”, l’edificio costruito già da qualche anno dal Disac, che permette di ripararsi in un luogo sicuro e lontano dallo sfruttamento. Qui hanno potuto mangiare, riprendere le proprie forze, essere curati e ritornare ad una vita dignitosa, dopo mesi (e in alcuni casi anni) in cui avevano toccato il fondo sotto ogni punto di vista, in modo da far valere i propri diritti di lavoratori e di uomini e donne. Ugualmente è stato possibile
fornire assistenza psicologica a 71 tra donne e ragazzi per cercare di dare un conforto, anche professionale, ai traumi da loro vissuti.
La seconda attività ha permesso a
212 uomini e donne migranti lavoratori (il progetto originale ne prevedeva solamente 50, ma grazie al lavoro degli operatori diocesani si è riusciti ad aumentare i numeri)
di seguire incontri formativi di leadership per conoscere la legislazione del lavoro thailandese in modo da da avviare una prima rete di assistenza legale tra i lavoratori. Infatti il Disac ha contribuito a creare un network interprovinciale che ha coinvolto 15 organizzazioni non governative tra migranti in 3 città thailandesi con l’obiettivo di moltiplicare l’assistenza e vicinanza ai più fragili.
Infine l’organizzazione di eventi sociali, culturali e religiosi tra migranti, datori di lavoro, leader locali e funzionari statali è stata molto apprezzata per poter condividere la creazione di buone relazioni tra i diversi portatori di interesse. La conoscenza reciproca è la base per migliorare ogni relazione.
Il progetto, inoltre, ha avuto come partner Caritas Italiana che, con la presenza dei propri operatori, ha assicurato un accompagnamento continuo sul piano progettuale e di rendicontazione.